Novi Sad, 17 giugno
La notte in cui siamo arrivatз a Strasburgo eravamo molto emozionatз: dopo 13 giorni in bicicletta, piangevamo tuttз. Ci hanno dato delle medaglie, degli attestati che erano come un “grazie”. Poi, il giorno dopo, siamo statз accoltз al Parlamento Europeo.
Nel gruppo, moltз di noi dicevano che la nostra protesta in bici era la cosa migliore che potessimo fare per combattere la corruzione nel nostro Paese. Quantomeno per quelle che sono le opzioni percorribili in Serbia in questo momento.
Tutto è iniziato con il crollo della pensilina alla stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre 2024, anche se quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sedici persone sono morte, alcune sono rimaste gravemente ferite. Sono passati sei mesi da allora e ancora nessunə si è assunto la responsabilità dell’accaduto. È stata quella tragedia a spingere moltз di noi a iniziare la protesta.
Abbiamo cominciato bloccando le nostre facoltà, poi siamo passatз ai blocchi stradali. Ho iniziato a partecipare perché, come moltз mieз colleghз, non ero soddisfatto da come si comporta l’attuale governo.
Nel corso dei mesi abbiamo organizzato diverse proteste. La più grande si è tenuta a Belgrado il 15 marzo. A seconda delle fonti, sembra fossero presenti tra le 600.000 e il milione di persone. Quel giorno crediamo di essere statз anche vittime di un cannone acustico, che è stato usato contro di noi, ferendo molte persone e causando traumi.
È stato in quel momento che abbiamo deciso di portare la nostra protesta oltre confine, a Strasburgo, e per andare là abbiamo scelto la bicicletta. Volevamo mostrare all’Europa cosa stava succedendo in Serbia.
In realtà ho saputo del tour solo nove giorni prima della partenza. Sono un atleta, mi alleno da quando avevo quattro anni. Volevo anche dimostrare a me stesso che potevo pedalare per quella distanza in due settimane. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma tutto sembrava ben organizzato e non avevo grandi preoccupazioni.
Qualche giorno prima del tour abbiamo fatto un percorso di prova di 130 chilometri, da percorrere a una velocità media di 22,5 km/h. Era necessario per vedere chi era abbastanza in forma per affrontare l’impresa. Solo chi ha superato la prova ha potuto partecipare.
Dopodiché, siamo partitз. Nel gruppo ascoltavamo musica e cantavamo insieme. Dopo alcuni giorni hanno iniziato a farsi sentire dolori alle ginocchia, alla schiena e alle anche. Io mi sono anche stirato un muscolo. Ma c’era un grandissimo spirito di gruppo. E quando qualcunə faceva fatica su una salita, з ciclistiз più fortз lə spingevano da dietro per aiutarlə.
In quasi tutte le città, la gente ci ha accoltз calorosamente.È stato molto commovente, soprattutto perché, dopo aver pedalato tutto il giorno, sei esaustə, vuoi solo riposarti, e poi arriva una folla che ti acclama.
Dopo alcuni giorni sulla strada, incontrando persone che ci permettevano di dormire nelle loro case, ci davano da mangiare, ci offrivano una doccia e persino ci lavavano i vestiti, ho capito quanto la protesta fosse importante.
All’inizio ho pensato: “Ok, perderò un anno di studi a causa di queste manifestazioni”. Poi mi sono detto: “Ok, forse perderò un anno, ma quanto è un anno rispetto alla possibilità di vivere in un Paese molto migliore?”. Non sono contento di come stanno le cose qui, ma ora, pur sacrificando un anno di studi, ho la possibilità di sistemare le cose con з miз colleghз. È un rischio che stiamo correndo.
All’inizio è stato molto difficile perché non sapevo come avrebbero reagito mio padre, mia madre, la mia famiglia o з miз amicз. Ma ho ricevuto pieno sostegno dai miei genitori e dalla mia famiglia allargata, e ne sono molto grato.
Continuo a credere che possiamo fare la differenza. Se avremo successo qui, altri Paesi potrebbero seguire il nostro esempio. Penso che la partita sia ancora aperta. Abbiamo sferrato alcuni buoni colpi, anche loro ce ne hanno restituiti. Forse all’inizio eravamo più fortз perché era tutta una novità, ora è diventata una routine. Ma, per fortuna, la gente continua a sostenerci.