Enna, 22 aprile
Noi, qui in Sicilia, siamo attrezzatз. Siamo statз abituatз a crescere in un luogo dove è quasi la norma che l’acqua, nelle case, non arrivi in maniera regolare. Solo ultimamente, nei luoghi meglio serviti, si è arrivatз ad avere una distribuzione continua sulle 24 ore.
Probabilmente questo è molto poco comprensibile per chi è abituatə ad avere sempre l’acqua corrente, come nel resto dell’Europa, ma nella stragrande maggioranza delle contrade, soprattutto nella Sicilia centro-meridionale, l’acqua arriva ancora in modo contingentato.
Per questo abbiamo dovuto imparare ad organizzarci per i fatti nostri, comprando i serbatoi per stipare l’acqua da utilizzare quando non arriva quella dell’acquedotto. Io, ad esempio, ne ho uno da 1.000 litri a casa.
Ho più di 60 anni, e ricordo che già da bambino in estate l’acqua non era mai qualcosa di garantito. Riempivamo le case di bidoni, usavamo la vasca da bagno come serbatoio, c’erano secchi ovunque.
Questo si fa ancora oggi. L’acqua della lavatrice si conserva per lo sciacquone. Si tiene un secchio nella doccia per raccogliere l’acqua che scorre mentre aspetti che diventi calda per lavarti. Ho pure visto sistemi per controllare via app il livello dei serbatoi, per sapere sempre quanta acqua resta.
Qui da noi è come se fossimo tuttз bravз studentз che hanno imparato la lezione di ecologia a scuola e la applicano al meglio. Non si spreca neanche una goccia, ma è una sostenibilità forzata. Non per virtù, per sopravvivenza.
Pur così attrezzatз, abbiamo faticato molto durante la lunga siccità dell’anno scorso, che è durata quasi dieci mesi.
Abbiamo vissuto periodi in cui l’acqua non è uscita per sei giorni di seguito, e ti dovevi far bastare solo quella dei serbatoi per tutto quel tempo. Organizzarsi è stato difficilissimo.
Il problema è anche la qualità: l’acqua dei serbatoi non è la stessa che spilla dal rubinetto, i serbatoi accumulano residuo solido, si sporcano, si infangano.
Abbiamo dovuto usare tantissime bottiglie per cucinare, con costi che sono stati incredibili. E la beffa è che ci troviamo pure nella regione con l’acqua più cara d’Italia: un metro cubo può costare anche 4 euro. C’è gente che paga bollette da 1.000/1.500 euro.
In alcune zone, come nella città di Caltanissetta, si è dovuto ricorrere alle autobotti. Alcuni quartieri sono rimasti senza acqua per oltre 110 giorni, comprese scuole, ospedali, edifici pubblici.
C’erano file per strada, persone con le taniche in attesa per ore, d’estate. E poi, magari, capitava che l’acqua dell’autobotte finisse, e si scatenassero tensioni, litigi: “Perché tu hai più bidoni di me?”, “Quanti te ne porti?”. Nel paese di Troina, з cittadinз sono arrivati a occupare il potabilizzatore.
Sono due le cause di tutto questo. Primo: la totale inefficienza del sistema idrico siciliano. Sono stati spesi miliardi per dighe che non funzionano, la rete è piena di perdite.
La seconda causa sono i mutamenti del clima. La posizione della Sicilia la rende una terra estremamente sensibile. Il Sahara dista 200 km in linea d’aria. È vicino, molto vicino, i suoi influssi fanno in fretta a farsi sentire qui. L’anno scorso abbiamo avuto otto mesi di anomalie termiche, di temperature che erano ampiamente sopra la media, il che significava altissimi livelli di evaporazione, e i terreni si sono disseccati.
In più, anche quando piove, le precipitazioni sono a macchia di leopardo. Abbiamo avuto zone della Sicilia in cui è venuta giù in un mese la quantità d’acqua che di solito cade in due anni, mentre a distanza di 50 km non aveva fatto neanche una goccia d’acqua. Le piogge cadute in Sicilia queste ultime settimane non hanno risolto il nostro problema.
Due anni fa la siccità c’è stata nel Nord Italia, era in secca il Po, pochi giorni fa invece è partito l’allarme del superamento del limite minimo dei ghiacciai dell’area delle Dolomiti, sulle Alpi.
Il problema è che l’uomo dimentica in fretta. Il cambiamento climatico non va immaginato come “Ah, c’è più caldo”, ma come “Ah, ora c’è un altro clima”. E noi ci siamo dentro.